Chi siamo

LO SPECIFICO DI RAGAZZI PER L’UNITÀ

Tappe di una storia

Delineiamo un po’ la fisionomia del Movimento Ragazzi per l’unità, pensando soprattutto alla formazione di coloro che ne sono i primi e più diretti animatori: I gen 3.

 Come? Prima di tutto passando a loro il patrimonio che abbiamo, ripercorrendo le tappe della nostra storia, i passi che Chiara ci ha fatto fare in questi anni, che costituiscono la mappa di questo bellissimo Movimento.

 Parlando di Ragazzi per l'unità verrà spontaneo fare qualche riferimento anche a Gen 3 perché questi due Movimenti non vivono uno senza l'altro: i ragazzi per l'unità non ci sono se non sono animati dai gen 3 e i gen 3 si sentono veramente tali, trovano la loro identità, quando vivono per i ragazzi per l'unità.

 

 

Nel Movimento Ragazzi per l’unità, come sappiamo, è presente una grande vitalità e una grande potenzialità. Negli incontri che facciamo, vediamo come a questa età i ragazzi sono aperti, sensibili all'Ideale e immediati nel corrispondere. Quando si va nelle scuole o si invitano ragazzi nuovi ai nostri incontri, spesso lasciano delle impressioni bellissime che voi conoscete, dove si vede come le loro anime, forse perché ancora innocenti, sanno cogliere l'essenza dell'Ideale fin dal primo momento:

“Questo giorno per me è stato importantissimo perché sono stato con Dio”.
“Mi avete fatto conoscere il Paradiso”.
“Se Gesù fosse stato presente qui oggi, sarebbe stato esattamente così”.

 

Di ragazzi che vogliono seguirci ce ne sarebbero tantissimi: dopo le nostre giornate vorrebbero subito formare dei gruppi, fare attività, cominciare a vivere insieme l’Ideale. E noi avvertiamo l’urgenza di arrivare in tempo a tutti questi, prima che il mondo se li prenda, anche perché quando sono più grandi è più difficile. Hanno già un certo modo di pensare, di vivere mentre a questa età hanno ancora una natura più pura. “Hanno qualcosa di innocente - ha detto Chiara riferendosi a loro - che non hanno gli adulti e neanche certi giovani. Per cui se gli butti addosso l’Ideale, un carisma di Dio sopra un’innocenza, hanno veramente uno splendore un po’ particolare...”.

La fondazione

È la Pasqua ’84: si stanno svolgendo le prime scuole gen 3. Chiara salutando i gen 3 e le gen 3 al collegamento annuncia che sta per incominciare un’era nuova per i gen 3. Attraverso una telefonata fa chiamare d’urgenza tutti i gen 3 e le gen 3 al Centro Mariapoli: arrivano Natalia e Bruno con un grosso uovo di cioccolata da parte di Chiara. La sorpresa è un messaggio in cui lei annuncia la nascita del Movimento Ragazzi per l’unità:

“Carissimi gen 3 e carissime gen 3,

qualcuno di voi mi ha chiesto cosa intendevo al Collegamento quando ho detto che, con questa Scuola Gen 3, inizia un’epoca nuova per il vostro Movimento. In quel momento - vi dico la verità - nemmeno io sapevo cosa potevo intendere. Eppure avvertivo in cuore che stava per nascere qualcosa di nuovo.

È stato ieri, Sabato Santo, che ho compreso una cosa assai importante: come, quale espressione del Movimento Gen 2, è nato il Movimento Gioventù Nuova, così, quale espressione del Movimento Gen 3, deve nascere il Movimento Ragazzi per l’unità.

Questo Movimento non richiederà ai ragazzi tutto quell’impegno totalitario che richiede ai gen 3, ma attraverso attività, le più varie, deve interessare un gran numero di ragazzi di tutte le tendenze (credenti, cattolici, cristiani di altre denominazioni, miscredenti, atei, ‘lontani’ in vari modi) ad un problema: tener unito il mondo.

Lo scopo, come  vedete, è lo stesso del Movimento Gioventù Nuova, ma i mezzi e i metodi saranno diversi. I gen 3, infatti, devono escogitare attività, giochi, lavori, opere, studi ecc., adatti ai ragazzi, che possano interessare i ragazzi di oggi, in modo di venir in contatto con loro e comunicare loro, al momento opportuno, il loro segreto: Dio e il Vangelo. Anche le gare sportive, le gite in montagna, i campeggi possono essere assai utili.

Perché, gen, facciamo questo? Io penso, anzitutto, che tale Movimento è nei piani di Dio; è una branca necessaria alla Sua Opera. Ma poi, sono così impressionata dell’ignoranza religiosa, in cui sono così tanti ragazzi, che mi vien spesso in mente don Bosco, che, per fare un po’ di catechismo a quelli del suo tempo, inventava giochi, si improvvisava funambolo, acrobata ecc. , in modo da attirarli, entusiasmarli e parlar loro di Dio.

Io desidererei che il giovane don Bosco rinascesse in ogni vostro cuore e ritornaste nel mondo alla conquista dei ragazzi. Voi avete la ‘Teologia Gen’ da insegnare, avete la ‘Parola di Vita’, avete tutto l’Ideale in cuore. Pensate, pensate! Progettate! Riferite al centro e anche al centrozona e... iniziate!

Questa Pasqua deve segnare il primo passo della rinascita di moltissimi ragazzi.

Siete d’accordo? Se sì, teniamo Gesù in mezzo e faremo miracoli!”

 

Nasce la segreteria

Subito dopo, il 30 maggio dell’84, a Loppiano, Chiara lancia l’idea di far nascere una segreteria secondo i colori per portare avanti la vita dei Ragazzi per l’unità:

“Io vedo che bisogna incominciare ad organizzare una segreteria del Movimento Ragazzi per l’unità. Allora cosa dobbiamo fare? Guardiamo ai sette colori.

Rosso: mettere in comune i vostri piccoli beni, se li avete ancora... qualche centesimo, qualche catenina. E anch’io vi ho portato un grande sacco pieno d’oggetti perché voi facciate una pesca (Chiara spiega nei dettagli come fare).

Arancio: quando vengono questi ragazzi bisogna parlare del Movimento Ragazzi per l’unità: guardate che è un movimento così e così. Noi facciamo giochi, gare, sport... vuoi venire anche tu?

Poi c’è il giallo: bisogna cominciare a pregare per questo Movimento, nelle vostre Messe, nelle vostre comunioni, giù a pregare per il Movimento Ragazzi per l’unità perché devono venir fuori un sacco di ragazzi per l’unità. Voi siete i gen 3, siete, come dire, i responsabili di questo movimento che sta nascendo.

Poi c’è il verde: dovete inventare tutti i giochi possibili, come faceva don Bosco, che ne inventava per sempre di giochi e quando erano stanchi e stufi di giocare, allora lui si metteva magari su un tronco di un albero e gli parlava di quello che aveva dentro. E voi parlate della teologia gen oppure dell’Ideale, di quello che vi sentite e date Dio.

Poi c’è l’azzurro: bisogna avere una piccola sede. So che qui c’è una stanzetta dove vi radunate... occorre avere un cantoncino, un armadietto dove si mettono dentro le liste di tutti i nomi dei ragazzi per l’unità o delle città dove ci sono i gruppi di questi ragazzi, dove si mettono i soldi, i primi apparecchi che avrete...

Poi c’è l’indaco: e qui c’è Virgo e Luce che vi daranno delle idee per insegnare, magari attraverso giochi o quiz, la teologia gen.

Il violetto: avrete delle macchine fotografiche, dei registratori, un domani piccole cineprese... Non si vive senza il violetto nell’Epoca moderna...

Allora stasera alle tre vengono qui i gen 3 e i gen 4: per i gen 4 c’è una sorpresa. Per i gen 3 la sorpresa ve l’ho già detta (i doni per la pesca), perché a voi non faccio nessun regalo, perché da voi gen 3 ormai pretendo!”.

 

I sentieri per un mondo unito

L’anno seguente, nel maggio ‘85, ancora a Loppiano Chiara fa fare un passo successivo: per arrivare al mondo unito intraprendere dei sentieri ‘colorati’, come i giovani percorrono le vie. “Una via è troppo grande per un gen 3 - spiega - è meglio un sentiero...”. Il primo che lei lancia è il sentiero rosso: andare incontro ai bambini che nel mondo soffrono la fame. Mostra la copertina di Città Nuova in cui c’è il volto triste di un bambino che soffre la fame e dice: “Non rattristatevi, perché voi darete da mangiare a tutti questi bambini, così anche loro diventeranno allegri”.

 

Nasce così una grande comunione di beni mondiale che unisce in una rete d’amore, ragazzi dei paesi poveri e ragazzi dei paesi industrializzati. Questa iniziativa si conclude al Palazzo di Vetro dell’ONU, dove alcuni gen 3 consegnano un messaggio e 60.000 firme.

Nell’87 si svolge il primo Supercongresso mondiale con 2.300 gen 3. Nell’attesa di incontrarsi con Chiara, nasce l’idea del time-out. Il nome è suggerito da un gen 3 di Milano che gioca a pallacanestro e tutti ne sono entusiasti. A Chiara piace così tanto questa idea che anni dopo, durante la guerra del Golfo, chiede ai gen 3 se tutta l’Opera può adottarla. In quell’occasione dice: “Nel nostro Movimento i gen 3 sono proprio all’avanguardia!”.

 

Alla fine del Supercongresso i gen 3 chiedono a Chiara qual è la sua nuova consegna per arrivare al mondo unito e lei propone un sentiero azzurro:

“... far nascere un centro per i gen 3 a Loppiano dove i ragazzi del mondo possano venire per passarvi qualche ora o qualche settimana o qualche mese per poter vedere realizzato già in piccolo il mondo unito. Vedendo a Loppiano tutte le razze, tutte le nazioni, ci crederebbero di più al loro ideale e direbbero: se a Loppiano l’abbiamo potuto fare, lo possiamo fare in tutto il mondo. Perciò io vi consiglierei di concentrarvi su questo progetto, di prepararlo, di farmelo vedere e poi di realizzarlo”.

 

Nell’agosto dello stesso anno una delegazione di gen 3 partecipa al Summit dei rappresentanti delle grandi religioni per la pace a Tokyo, in Giappone, dove consegnano il loro impegno per la pace con un messaggio e 147.000 firme raccolte tra i ragazzi di tutto il mondo. Qui conosciamo il Venerabile Yamada che, colpitissimo dai gen 3, come il vecchio Simeone, vede in loro la speranza del futuro. È l’occasione per Natalia di incontrarlo: si apre una strada per il dialogo con le altre religioni.

 

Nell’88-89 percorriamo il sentiero violetto con l’azione TV per un mondo unito che permette ai gen 3 di intervenire a diversi convegni di alto livello in tante parti del mondo e di proporre ai responsabili dei media una TV diversa che rispecchi le esigenze più profonde e che formi alla mentalità del mondo unito. L’azione si conclude a Stoccolma e poi nuovamente all’ONU con oltre 750.000 firme. Una concretizzazione è stata ‘Junior News’, il telegiornale dei ragazzi nella zona di Trento.

 

Nel ‘92 si tiene un nuovo Supercongresso con 8.000 gen 3 e ragazzi per l’unità. Parte la cultura del dare. L’idea nata da una gen 3 di Trento durante un incontro di preparazione, piace subito a Chiara che la lancia via satellite. In seguito la estende a tutta l’Opera.

Nascono mille iniziative in tutto il mondo che tuttora vanno avanti: fiere Primavera, club del dare, progetti dare dei ragazzi per l’unità ecc. Il dare, “amore in atto” - così l’ha definito Chiara - è il primo passo che mette in moto nei ragazzi l’amore: “Questa cultura del dare, questi club del dare, se si sviluppassero dappertutto!”.

 

Nel ‘97 una nuova diretta unisce milioni di ragazzi in tutto il mondo: a loro viene proposto il patto di unità tra razze e religioni diverse come passo per arrivare al mondo unito. Ci si incammina anche sul sentiero arancio con l’azione gioia ora a tutti. Chiara commenta: “Guarda i popetti! Cominciano col fare quello che abbiamo fatto noi da piccole a Trento, quando andavamo dai poveri”.

Lo vediamo soprattutto nel ColoriAmo la città. Un programma di formazione che - come ci ha detto Chiara - rimane!

 

I primi e più diretti animatori sono i/le gen 3

Nel Regolamento si dice che “i primi e più diretti animatori del Movimento Ragazzi per l’unità sono i gen 3 e le gen 3”, che sanno cogliere dallo Spirito Santo le idee per portare avanti il Movimento Ragazzi per l’unità che Chiara ha loro affidato.

Osservando infatti le conquiste e le conversioni che i gen 3 e le gen 3 operano,  perché in loro agisce il carisma, Chiara ha sempre affermato che “lo strumento migliore per agire sui ragazzi sono i ragazzi”, perché hanno la capacità di trasmettere l’Ideale in modo autentico e genuino. Lo diceva fin dagli inizi, quando dopo la nascita del Movimento gen 3, aveva affidato ai/alle gen 3 la conquista di tutti i ragazzi del mondo.

Negli anni ‘72, ‘73, ‘74, quando si svolgono le prime giornate del ragazzo/a Chiara scrive ai gen 3 messaggi di fuoco, nei quali viene in evidenza la grande fiducia che ha in loro, usando bellissime espressioni:

“Mi consola costatare come i gen 3 con schiettezza, essenzialità, immediatezza, siano in grado di trasmettere con la propria vita il messaggio genuino dell’Ideale. Non può essere che così, perché i gen 3 hanno nel cuore un unico grande amore: Gesù Abbandonato ...”.

“... Gesù in mezzo a voi è stato come la madre di quei ragazzi: avete ripetuto in un certo modo Maria che dà alla luce Gesù in ciascuno di loro. Ora una madre non abbandona il suo nato. Se lo facesse sarebbe snaturata e crudele. Così voi non dovete perdere nemmeno un ragazzo con cui siete venuti in contatto... “.

“... Siete ancora ragazzi, ma l’anima non l’avete da ragazzi perché capite tutto il Vangelo e avete svolto nelle vostre città le giornate per i ragazzi. Le impressioni sono le cartelle cliniche del combattimento che è avvenuto ... Da dove avete parlato sono  partite delle pallottole che hanno colpito quei ragazzi. Il loro uomo vecchio è morto ed è rimasto vivo l’uomo nuovo ...”.

In quegli anni, dopo il grande lancio che era stato fatto tra i ragazzi, incontrandosi con Silvana e Peppuccio, allora responsabili del Movimento Gen, Chiara confida una sua impressione nel sentire le registrazioni dei pomeriggi:

“Sapete l’impressione che ho avuto sentendo queste bobine dei gen 3? Che adesso posso anche riposare! Fino ad ora mi sono sentita come un locomotore che aveva dietro di sé un treno da tirare: se mi fermavo io si fermava tutto il treno. Perciò dovevo correre, correre continuamente ... non potevo fermarmi! Ma adesso ci sono i gen 3 che portano avanti l’Ideale, che portano avanti l’Opera e allora io mi posso anche un po’ riposare”.

Passano alcuni anni. Nell’87 durante il Supercongresso, Chiara fa il punto della situazione sui gen 3 e sui ragazzi per l’unità:

“Ho l’impressione che in questi ultimi anni la terza generazione, i gen 3, siano molto maturati, perché ho visto dei frutti veramente bellissimi che prima non riscontravo. Per esempio, mi è stato fatto notare che delle gen 3, dei gen 3 riescono a convertire completamente altri ragazzi, tanto che questi ritrovano Dio, vanno a confessarsi, a comunicarsi e ritornano alla Chiesa. Ora questa è una cosa grossissima, dice la maturità di voi gen 3. Tant’è vero che io mi sono fatta queste quattro idee:

che nei gen 3 c’è dentro tutto l’Ideale intero;

che se i gen 3 convertono gli altri vuol dire che sono strumenti di Dio per i prossimi;

che i gen 3 sono gli strumenti più adatti per convertire i ragazzi;

che il metodo per poterli convertire è quello di organizzare bene queste giornate per i “Ragazzi per l’unità”, questi convegni, con tutta l’organizzazione che essi comportano: i mimi, i canti, le domande, le risposte, ma anche con il dare la vostra esperienza sinceramente, schiettamente. E, una cosa nuova, con il fare voi, dopo, dei piccoli colloqui privati con questi ragazzi. Bisogna lasciarli parlare e rispondere a questi ragazzi, perché ormai voi agite come persone adulte, c’è in voi proprio Gesù. Di questo mi sono accorta per i frutti che voi portate.

Per quanto poi riguarda il Movimento “Ragazzi per l’unità”, vi ricordo ancora che non tutti i ragazzi sono chiamati a diventare gen 3, ma che moltissimi vogliono una vita meno impegnata.

Cosa dovete fare voi allora? Dovete mettervi al loro livello ed essere felici che vengano con voi e condividere i loro entusiasmi. E poi preparare per loro tanti bei raduni, tanti bei convegni perché hanno bisogno di due cose: in mezzo al consumismo - l’avete detto voi -, in mezzo al secolarismo, in mezzo al materialismo, hanno bisogno di respirare un’aria pulita. Ora nei vostri convegni c’è un’aria pulita e i ragazzi la respirano e fa bene a loro. E poi hanno bisogno anche di vivere per un ideale, per un grande ideale. E voi, proponendo i ‘sentieri’ per arrivare al mondo unito, proponete dei grandi ideali, proponete a questi ragazzi di vivere per qualcosa di grande. Loro così sono contenti e vi seguono”.

 

Dimostra poi la grande fiducia che ha nei gen 3 e nelle gen 3, lanciandoli a ripetere il Supercongresso in tutte le zone:

“ ...quel Supercongresso ha avuto una grazia straordinaria. Mi sono arrivate notizie da tutto il mondo: dove sono arrivati i gen 3 che vi hanno partecipato, nelle zone è avvenuta una rivoluzione. È stata una cosa veramente straordinaria, di una dimensione un po’ particolare. Io credo che sia stata senza dubbio la manifestazione del Movimento più importante dell’anno... Sono rimasti talmente toccati tutti gli adulti, le famiglie, i focolarini dal vostro arrivare nelle zone così cambiati, così infiammati, così totalitari, che è stato un bene per tutta l’Opera. Per questo io volevo proprio ringraziarvi perché avete corrisposto e avete portato un’onda nuova e un clima particolare a tutta l’Opera.

Adesso, noi quest’anno vogliamo ripetere lo stesso Supercongresso nelle zone. Allora bisognerebbe che voi abbiate lo stesso sprint... lo stesso entusiasmo... Ma era più che entusiasmo! Era Dio che lavorava, era lo Spirito Santo che in voi lavorava.

Vi chiederete: “A che cosa serve, Chiara, questo?”. Per arrivare al mondo unito! Le idee buone si fanno strada nel mondo, si buttano su vasta scala, hanno presa e fanno effetto. L’idea che noi vogliamo portare è quella del mondo unito. Noi dobbiamo suscitare un grande Movimento di “Ragazzi per l’unità”. E il mondo unito domani sarà una realtà, perché noi diffondiamo queste idee, creiamo l’opinione pubblica. Però occorrono queste manifestazioni, bisogna che la gente veda questi Supercongressi dappertutto e scopra che questi ragazzi - che non sono ragazzi, sono persone che non hanno età - come gli adulti, ma i migliori adulti, sanno portare lo Spirito dell’Ideale a tutti, dai più piccoli ai più grandi.

Perciò volevo assicurarvi la mia unità. E abbiate fiducia, anche se siete piccolini potete fare come Gesù che quando era dodicenne insegnava a tutti i maestri di Israele. Quando si è trovato a parlare nel tempio, tutti erano meravigliati e dicevano: “Che sapienza! Che sapienza!”. Gli veniva dallo Spirito Santo! Non è affare di ragionamento o di istruzione, è affare di Spirito Santo. E voi l’Ideale l’avete capito, lo avete dentro incarnato e lo potete insegnare a tutti, agli adulti, senza limiti di età, anche a quelli di novant’anni.

Quindi andate con questo coraggio e con la mia unità. Io sono sicura che faremo miracoli. Suscitate un grandissimo Movimento “Ragazzi per l’unità”. E si avvicinerà l’ora del mondo unito”.

 

Chi sono i ragazzi per l’unità e loro formazione

Chiara nell’89, a Montet, ha spiegato che mentre i gen 3 sono quelli che vogliono raggiungere la santità, coi ragazzi per l’unità bisogna passare alle opere, alle azioni. Questo però non significa che i gen 3 devono solo pensare a vivere Gesù Abbandonato, l’unità ecc. Anche loro infatti devono darsi da fare, insieme agli altri ragazzi, per portare avanti tante altre azioni.

Ancora nel ‘92 Chiara ha precisato chi sono i ragazzi per l’unità:

“... sono quelli che cercano di far propria il più possibile questa spiritualità dell’amore e che hanno come obiettivo di fare concretamente qualcosa per il mondo unito. Lavorano per portare soprattutto l’unità fra i ragazzi, nelle famiglie, fra le generazioni, fra le razze, fra i popoli, fra le religioni. E per questo promuovono tante attività. Una per esempio è la comunione dei beni mondiale. Un’altra cosa che fanno è guardare se succedono dei cataclismi naturali, come terremoti o alluvioni o guerre e raccolgono fondi per aiutare i ragazzi che vivono in queste situazioni.

Ancora cercano di diffondere la mentalità del mondo unito con dibattiti e tavole rotonde, usando anche dei mezzi di comunicazione per questo scopo. Si servono di complessi musicali e di rappresentazioni teatrali di un certo livello. Promuovono iniziative di preghiera come il time-out... Indicono gare sportive, giochi fra ragazzi, vogliono anche avere la pace con la natura e fanno tante azioni ecologiche...”

 

Con i ragazzi per l’unità siamo impegnati perciò a promuovere attività ed iniziative, senza rischiare però di cadere nell’attivismo. Durante un incontro con Chiara, infatti, lei ha sottolineato l’importanza della vita.

Ciò che conta è portare i ragazzi per l’unità a vivere l’Ideale. Progetti ed iniziative hanno valore solo in funzione di questo, in modo che la vita esterna sia sempre collegata con la vita interiore. Se i popetti non arrivano per esempio a pregare, a vivere l’Ideale con pace, ma sono presi solo dalle attività, questo diventa attivismo. Essere pieni di Ideale: questo occorre. E che il Movimento non si diffonda tanto per le iniziative esterne, ma per osmosi, l’uno con l’altro, l’uno con l’altro: allora è solido.

...Quindi i ragazzi per l’unità bisogna portarli a questo: a vivere. Anche Gesù  quando convertiva le persone non diceva loro di fare tante attività. Diceva: “Va’ e non peccare più, che significa: vivi il cristianesimo. Quindi se lo domandava lui...”.

 

Per questo è importante che accanto alle attività ci sia sempre un momento di formazione in cui dare ogni volta una pillola d’Ideale, puntando sulla natura pura e aperta al divino dei ragazzi. E che cosa dare? Ai ragazzi per l’unità dobbiamo dare tutto, vedendo come fare, nella misura giusta, ma dare tutto. Loro accolgono l’Ideale con immediatezza e radicalità. Chiara infatti sottolineava: “dobbiamo assolutamente dare tutto, dare tanto Ideale, non risparmiarlo, piuttosto darglielo anche in maniera visiva”, cioè attraverso forme artistiche, con giochi, con immagini...

 

“Anche Gesù ha parlato del Regno di Dio usando le parabole, delle quali si potrebbero fare delle scenette. Quindi anche l’Ideale che è Regno di Dio, si può insegnarlo con le scenette, parabole viventi”.

E ancora: “Parlate, fate parlare questi ragazzi per l’unità, che fra il resto i gen 3 sono bravissimi a testimoniare a voce, nei loro incontri, tutto l’Ideale. Date tutti i punti della spiritualità... Magari non si potrà darli come li diamo agli altri, ma fate delle scenette, dei video-clip, fate qualcosa purché si dia. Così i ragazzi imparano subito. Non occorre andare lì a predicare... fate la scenetta e resta subito impresso. Si può inventare qualcosa anche di un certo livello artistico, perché le cose che sono brutte, non sono da Dio”.

 

 

Gli animatori adulti

Nel Regolamento di Ragazzi per l’unità c’è scritto che “Accanto a loro (I gen 3) sostengono questo Movimento come animatori anche appartenenti ad altre diramazioni del Movimento dei Focolari, adulti o giovani in particolare i gen 2 e le gen 2”.

In questi anni, infatti, si sta delineando la figura di questi animatori adulti che però, come anima, devono essere ‘popi’. Chiara infatti, nel ‘95, durante l’incontro per questo Movimento, ha sottolineato l’importanza di formare questi animatori adulti, in modo che sappiano stabilire un rapporto ideale coi ragazzi. A questo proposito diceva:

“Non è che imparano subito (a rapportarsi coi ragazzi con Gesù in mezzo), perché anche se hanno conosciuto l’Ideale, però hanno l’esperienza di come si fa a scuola (si riferiva per esempio a chi è nel campo dell’insegnamento)... perciò prima di tutto l’Ideale, che sappiano trattare coi ragazzi. Anche perché si rischia di vedere il mondo diviso: la professionalità di qua e l’Ideale di là, mentre si deve vedere l’unica cosa. Vedo bene tutto quello che fate, tenendo sempre presente di non usare le persone che non sono prima ‘popi’, altrimenti i ragazzi si rovinano ...”.

 

Incrementare le comunità locali in funzione anche dei ragazzi.

Mentre i/le gen 3 si spostano per incontrarsi, in quanto hanno una forte chiamata, per i ragazzi per l'unità è necessario puntare alla formazione sul posto. Dall’esperienza vediamo che nascono e crescono bene dove ci sono animatori o comunità locali che si prendono cura dei ragazzi: trovano un ambiente a loro misura perché possono incontrarsi senza doversi spostare e quindi dipendere dai genitori, possono fare delle attività anche durante la settimana, coinvolgendo facilmente i loro amici. Inoltre sperimentano la realtà dell’unico popolo. Se hanno delle difficoltà non si sentono soli perché fanno parte di una famiglia più grande. E Chiara a questo proposito: “Ci credo! Bisogna proprio dar vita a queste comunità locali, bisogna svilupparle bene!”.

 

Il compito di noi adulti come animatori

Come educatori, è quello di aiutare i ragazzi a ‘tirar fuori’, cioè educare, il loro vero essere, che è Gesù in loro, aiutandoli a realizzare il disegno che Dio ha su ciascuno. Parlando della pedagogia insita nell’Ideale, Chiara nel ‘96 ad un gruppo di docenti e studenti dell’università di Lublino, in Polonia, spiegava:

“La nostra pedagogia è inserita nel Vangelo: noi vediamo Gesù in tutti, perché Lui è nascosto dietro a tutti, e cerchiamo di trattare tutti come fossero Gesù. E questa è la migliore pedagogia, perché allora si rispettano le persone, si considerano le persone e si cerca anche di capirle. L’amore significa servizio, ma il servizio significa farsi uno col prossimo; come san Paolo, che dice: “Farsi debole con i deboli, farsi tutto a tutti”.

Così, la pedagogia del Movimento è la vita stessa del Movimento, è la spiritualità stessa del Movimento: con ogni persona si cerca di vedere Gesù, di farsi uno con quella persona, di amarla per primi e di amare tutti. Cioè non c’è distinzione fra un gruppo di persone e un altro, fra una persona e un’altra... Sono tutti, tutti Gesù; un Gesù diverso dall’altro, ma tutti Gesù (Gesù che cresce in età, sapienza e grazia nei ragazzi, ma tutto Gesù, non un Gesù più piccolo).

In questo farsi uno, si entra nell’altro, si cerca veramente di amare secondo il sistema - se così si può dire - della Santissima Trinità, che si fa niente per l’altro e si realizza nell’altro (quante volte anche i/le gen 3 sono padri e madri degli adulti. Anche noi ci formiamo nel rapporto con loro, riscopriamo l’Ideale puro). Così noi cerchiamo di farci uno nel senso di farci l’altro, per capirlo, e allora l’altro si sveglia, anche lui, non solo alla vita umana bella, ma anche alla vita della grazia, perché capisce. Questo nostro modo, infatti, è un modo soprannaturale di trattare le persone, per questo anche l’altro si sveglia e anche lui realizza se stesso (il suo disegno di Dio). È veramente un realizzare tutte le persone in una maniera magnifica. Questa è un po’ la pedagogia di Gesù. Vorrebbe essere anche la nostra e spero che sia di luce per tutte le pedagogie”.

 

Chiara nel ‘66, alla nascita del Movimento Gen, due anni dopo la partenza di Eletto. Parlando ai focolarini, lei aveva annunciato che era arrivata l’ora che tutta l’Opera aprisse cuore e braccia ai ragazzi e ai bambini.

In quell’occasione spiegava: “...Vedendo la crisi spaventosa presente oggi nella gioventù e le difficoltà di tanti genitori ed educatori che non sanno più come prendere questi giovani e questi ragazzi, ho la netta impressione che la risposta ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di oggi sta nell’Ideale... Occorre quindi avere noi una schiera forte, formidabile di ragazzi buoni che avvicinando gli altri ragazzi li facciano buoni, perché è sempre così: coi bambini conquisteremo i bambini, coi ragazzi conquisteremo i ragazzi, coi giovani conquisteremo i giovani”. E poi continuava: “Occorre impegnare tutta l’Opera per questo, perché l’intera Opera con Gesù in mezzo può sostituire il padre la madre, l’educatore, perché Lui è padre, è madre, è anche maestro...”. E concludeva: “Se noi faremo così, avremo una schiera di persone che domani porteranno nella società un modo di vivere evangelico, una forma mentis che è Spirito Santo, quindi capite subito il vantaggio...”.

Per finire ora vorremmo rileggere insieme quella bellissima lettera che Chiara ha scritto nel ‘55 ad un religioso della Francia che ad un certo punto, trasferito dai suoi superiori, si è trovato a lavorare tra i ragazzi. Per illuminargli il valore del suo nuovo incarico, Chiara gli dice cosa sono i bambini e i ragazzi per lei e perciò per noi:

“... Lei ora è circondato da bambini, da ragazzi. Oh, Padre, sapesse il loro valore! Io una volta credevo che piacessero a Gesù perché sono innocenti. La realtà è che essi, essendo meno toccati dal male dei grandi, hanno meno da purificare e se noi riusciamo a convertirli a Dio essi ricevono con molta più facilità dei grandi i doni dello Spirito Santo ed in breve tempo acquistano la Sapienza che è poi... l’Ideale!

Se noi, Padre, guardassimo veramente alla gloria di Dio ed alla possibilità di procurargliene il più possibile, dovremmo cercare fra i piccoli di diffondere l’Ideale, perché lì il nostro lavoro produrrebbe di più. Si guardi attorno, Padre, i suoi 150 ragazzi e li veda come una miniera preziosissima da cui può cavare tanta gloria di Dio e non li veda bambini soltanto, ma anime come la nostra, meglio della nostra e parli loro - quando sente la spinta interiore - del nostro Ideale. Vedrà come sarà capito! Io dico sempre che amo star fra i bambini, fra i ragazzi perché sono quelli che meglio hanno interpretato il mio Ideale”.

Gen2 e Gen4

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Gen3/RPU

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Centro Gen3
e Ragazzi per l'Unità

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